MANIFESTAZIONE DEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELL’ACCORDO BILATERALE TRA ITALIA E GERMANIA PER IL RECLUTAMENTO DI MANODOPERA FIRMATO A ROMA NEL DICEMBRE DEL LONTANO 1955 ORGANIZZATA DALLA SOCIETÁ ITALO TEDESCA DI OSNABRÜCK  IN COLLABORAZIONE CON L’UFFICIO DELLA PACE DEL COMUNE DI OSNABRÜCK.

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Foto di Giuseppe Scigliano

Dott.ssa Gigliola Biasi Richter

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 2° gruppo di immigrati insieme ai cittadini dell’odierna ex-Jugoslawia temporaneamente emigrati in Germania negli anni Sessanta è composto da 600.000 italiani, pari all’8% della popolazione residente non tedesca. Attualmente, il 90% di loro è rientrato in Italia.

L’origine e l’evoluzione del fenomeno migratorio è stata ricostruita nelle sale del municipio storico di Osnabrück, Bassa Sassonia il 16 ottobre 2005 per celebrare i 50 anni dagli accordi bilaterali per il reclutamento di manodopera.

Arrivati inizialmente con contratti di lavoro temporaneo, i nostri connazionali vengono successivamente raggiunti dai familiari e l’immigrazione diventa sempre più permanente (l’essere semplicemente „ospiti“ in un paese straniero assume a poco a poco la connotazione di integrazione, le barriere linguistiche degli anni venti - quando sono giunti i primi lavoratori - sono ormai un lontano ricordo e sempre di meno sono coloro che rientrano. La binazionalità dei matrimoni misti viene vissuta come arricchimento e una modifica costituzionale prevede l’elezione, in Germania, di rappresentanti italiani al Parlamento italiano. Questo quanto esposto dal Dott. Castellano, addetto alla cultura presso il Consolato generale d’Italia di Hannover che ha aperto ufficialmente la giornata dopo i saluti da parte delle autorità.

Livia Novi, presidente della locale società italo-tedesca, storiografa ed incaricata per la lingua italiana all’istituto di romanistica di Osnabrück, prende successivamente la parola  e presenta le varie fasi che abbracciano 50 anni e oltre di storia dell’emigrazione italiana verso la Germania, dai primissimi artigiani e artisti presso le corti barocche (castello di Osnabrück) ai giovani dell’Italia orientale attivi nelle cave e nell’industria tessile. È il periodo che va approssimativamente dal 1905 al 1913, e i soggiorni vanno da due settimane a un paio d’anni. In una fase successiva, che corrisponde al periodo del nazionalsocialismo, quindi dal 1937 al 1941 circa, gli italiani vengono reclutati per lavorare nel settore agricolo e industriale: si contano circa 500.000 presenze destinate a crescere dagli anni 50.

Ad Osnabrück risiedono oggi circa 700 dei 40.000 italiani trasferitisi in Bassa Sassonia. Oltre a coloro che vi abitano da tempo, la comunità italiana è formata da nuovi arrivati, come ad esempio studenti o insegnati incaricati della divulgazione della lingua e della cultura italiana e di gastronomi. Questi ultimi sono presenti con 15 pizzerie ed altrettante gelaterie.

Il Dott. Scigliano, presidente Comites di Hannover ed attivo da 22 anni nelle scuole di Osnabrück e circoscrizione, impartisce l’insegnamento dell’italiano per i ragazzi delle scuole primarie e secondarie: sono proprio i bambini stessi che hanno contribuito all’integrazione, molto più dei politici, come sottolineerà nell’intervento finale  Anke Fedrowitz (progetto „Europa-Schule in Osnabrück“) insistendo  sull’importanza della presa di coscienza della bilingualità presente in molti bambini, italiani e non (ad Osnabrück risiedono cittadini provenienti da 138 nazioni diverse): molti di loro sono, o saranno studenti  della Dr. ssa Andrea Grewe e del Dott. Palermo, rispettivamente professoressa e lettore d’italiano alla facoltà di italinistica dell’univeristà di Osnabrück: informano, con le loro relazioni, sullo stato attuale dell’università. Costituita nel 1974 con grande impegno e forte motivazione del Prof. Lothar Knapp e con finanziamenti da parte del governo italiano, il corso di studi offre l’opportunità di apprendere la lingua e la cultura italiana: il seminario attuale, ad esempio, verte sugli anni di piombo. Si sta lavorando per la costituzione di un Lehramt per futuri insegnanti. Tra gli iscritti anche studenti con almeno un genitore italiano: insieme ai compagni di corso saranno ospiti futuri alle università di Siena, Urbino, Roma. Il dott. Palermo riferisce di aule ricolme, di ricerche su temi specifici e di seminari sul dialetto, come ad esempio quello napoletano, espressione della relativa cultura.

Dopo il dott. Scigliano prende la parola Giovanni Pollice, in Germania da 39 anni. Espone, con dovizia di particolari fortemente toccanti, il difficile inserimento nella cittadina tedesca del sud dove la famiglia si è trasferita. Giovanni ha 13 anni ed è decisamente sradicato, solo, senza contatti umani, la lingua, nemica. A 18 anni entra nei sindacati ed attualmente vanta una carriera ai vertici, con seminari vertenti sui temi dell’integrazione e pubblicazioni di settore in diverse lingue.

Il programma prosegue con intermezzi musicali e testimonianze in prima persona di italiani trapiantati ad Osnabrück: sette storie di vita, integrazioni talvolta faticose, ancora in corso o mai completamente riuscite, scontri con la società e le autorità locali, rimpianti, conflitti irrisolti. Molti problemi, anche se minimalizzati, rimangono. Conduce la serie di interviste Lucia Liebscher, vicepresidente della società italo-tedescadi Osnabrück, vicepresidente Comites e per anni corrispondente consolare, coadiuvata da Gigliola Biasi, consigliere Comites.

La mattinata si conclude con uno spettacolo di bambini tedeschi ed italiani della locale Johannisschule (Grundschule) diretti dal loro insegnate, il Dott. Scigliano. Recitano la storia dei musicanti di Brema in tedesco ed italiano, cantano, ballano, si esprimono in italiano con disinvoltura.

La sera, l’ esemplare contributo della cabarettista Francesca de Martin, veneta residente a Brema, chiude la lunga giornata. Con „Aufmarsch der Itaker“ presenta un pezzo che vanta approfondite ricerche e dati precisi: la storia dei primi italiani approdati alla VW di Wolsburg. L’artista intrattiene il pubblico, attentissimo, per quasi tre ore, alla fine delle quali entusiamo tedesco e lacrime italiane si mescolano in un toccante arrivederci: ai prossimi 50 anni!